L'Ottocento

Nel 1797 ha fine la dominazione veneta. Stremata dalla lunga guerra con i Turchi, dalla perdita dei suoi territori d'oltremare e ormai da tempo in decadenza, la Repubblica di San Marco nulla può contro le grandi potenze e, senza nemmeno combattere, vede tramontare il suo secolare dominio.

Per Valtorta il cambiamento più significativo è l'abolizione del suo secolare statuto. A cui si aggiunge il guaio ancora più grosso del brigantaggio causato nel 1801 dall'introduzione della coscrizione obbligatoria. Anziché presentarsi alla chiamata alle armi e dare il proprio contributo alla sfrenate ambizioni di Napoleone, moltissimi furono i giovani della Valle Brembana tra i 20 e i 25 anni che preferirono darsi alla macchia sulle montagne, diventando in molti casi veri e propri briganti che taglieggiavano chiunque capitasse loro a tiro.

E questa situazione durò fin quasi al 1815 quando dopo il Congresso di Vienna nacque il Regno Lombardo- Veneto, sotto il dominio degli Austriaci. La cui presenza fu accettata a Valtorta come nella grande maggioranza degli altri paesi in maniera completamente passiva.

Francesi o austriaci, le condizioni economiche e sociali del primo Ottocento furono comunque assai tristi.

Nel 1803 il paese contava 740 abitanti, di cui 94 erano aRava, 97 a Fornonuovo, 140 alla Costa e 91 tra Cantello e il Grasso.

Ormai esaurite ed antieconomiche, le miniere erano state completamente abbandonate.

Allevamento, agricoltura e attività forestali erano spesso insufficienti a garantire anche il minimo per la sussistenza.

Tra il 1810 e il 1816 il paese, al pari del resto dell'alta valle, venne colpito da una serie di gravi carestie che penalizzarono ulteriormente le già precarie condizioni del paese.

La situazione non migliorò negli anni seguenti; nel 1816 si ebbe infatti una nuova grave carestia che fu seguita nel 1817 da una epidemia di tifo petecchiale dovuto naturalmente alla denutrizione e alla miseria e che divampò in tutta l'alta valle. Secondo alcune fonti i morti a Valtorta sarebbero stati ben 109.

Gli ammalati venivano portati nello Spedale creato appositamente a San Gallo.

E tifo, pellagra e vaiolo avrebbero colpito Valtorta anche successivamente e particolarmente negli anni 1842, 1846, 1847, 1852. A tutto questo si aggiungevano poi altre calamità come la caduta di valanghe, le alluvioni e perfino le invasioni di lupi.

Le valanghe non erano certo un fatto nuovo; in passato ne erano cadute a più riprese: nel 1598 la neve precipitata dal prato della Lisca, aveva investito e abbattuto la facciata della chiesa della Torre; un'altra valanga aveva travolto il 23 gennaio 1642 una fucina situata a valle della stessa contrada, seppellendovi tre persone; la chiesa di Sant' Antonio alla Torre era stata danneggiata una seconda volta nel 1702, sempre a causa di una valanga.

Ma davvero rovinosa fu quella del 21 febbraio 1888 che, staccatasi dalla Coma Grande, precipitò sull' abitato, causando 26 vittime.

A dar man forte ai soccorritori arrivarono in giornata anche volontari di Cassiglio e Omica, guidati dai rispettivi sindaci Giovanni Bagini e Pietro Gualteroni, dopo aver liberato la strada per Valtorta, investita da valanghe in più punti. Gli estenuanti lavori di scavo consentirono di estrarre dalla neve e dalle macerie sei persone ancora vive e in buone condizioni, ma per le altre 26 non ci fu nulla da fare. Una lapide posta sull' attuale casa parrocchiale, nei pressi dalla zona colpita dalla valanga, ricorda le vittime del tragico evento.

Ma non era finita: nel marzo dello stesso anno due valanghe staccatesi ancora dalla Corna Grande si abbatterono sulla casa del cappellano, che sorgeva attigua alla chiesa e la danneggiarono seriamente, senza però causare vittime.

Quanto alle alluvioni, la più disastrosa si ebbe il 29 giugno 1890 quando piogge torrenziali causarono allagamenti, frane e smottamenti in tutto il territorio distruggendo anche la carrozzabile in costruzione da Cassiglio a Valtorta.

Diverse stalle e fienili furono travolti dalle frane assieme agli animali, riducendo in miseria i già poveri proprietari; vennero messe fuori uso le ultime fucine e gli ultimi forni dando un colpo definitivo all'economia basata sui chiodi.

La furia aggredì anche la chiesetta dell' Addolorata di Fornonuovo che ne fu completamente distrutta.

Quanto ai lupi, la cui presenza era sui monti di Valtorta particolarmente massiccia come già testimoniano le cronache del '500 e '600, se ne ebbe un'invasione vera e propria intorno al 1810 quando il governo dovette stabilire dei premi in denaro per ogni lupo ammazzato. TI numero dei lupi si diradò notevolmente, anche se la scomparsa definitiva si ebbe solo ai primi del Novecento.

(cenni storici tratti dal volume ''Valtorta, i luoghi della storia'', di Tarcisio Bottani e Felice Riceputi, edito dal Museo Etnografico A.V.B. del Comune di Valtorta).


Ultimo aggiornamento

29/08/2023, 15:28

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